"Be or not to be, this is the question." Da quando ragazzo vidi in tv un buffo tizio in bianco e in nero con un teschio in mano che declamava: "Essere o non essere..." mi son posto il problema. Mi tornava sempre in mente, ci ripensavo e non sapevo decidermi. La mia attenzione si rivolgeva sempre di più sul primo elemento: "Essere", perché mi dicevo che a nessuno piacerebbe "non essere", per me era come "non esistere", una scelta tra tutto e niente.
Quando ero un giovane alla strenua ricerca di un'identità, desiderando di essere identico a qualcuno dei miei miti e dei miei eroi, l'elemento "Essere" mi appariva come strapieno di cose, potevo essere tutto come avviene nei sogni e nei romanzi. Il "non essere" invece mi appariva totalmente vuoto, un niente fatto di nulla. Così conclusi che quello di Shakespeare era un ossimoro, la scelta era ovvia. E non ci pensai più.
Tempo dopo mi capitò di vedere su youtube un "Essere o non essere" recitato dalla stupenda Lucilla Giagnoni. In quello spettacolo era in collegamento con il CERN di Ginevra per vantare l'intuizione quantica di Shakespeare già nel '600. Il dubbio amletico era in realtà una formula quantica: "il non essere esiste".
Compresi allora che quel vuoto che io credevo vuoto è invece un pieno pieno di infinito, roba da uscir di testa. Rispolverando le mie reminescenze di chimica i conti però mi tornavano: la mia massa di un uomo è pari a quella di un pisello, il resto è vuoto, solo energia elettromagnetica. Mi chiesi: "posso toccare questo "non essere" se esiste?
Un antico koan cinese racconta di un saggio che chiede al suo allievo di afferrare il vuoto. Questi allunga più volte il braccio, chiude rapidamente la mano a pugno, ma non afferra niente. Infine cede: "Maestro, non è possibile". Di rimando il Maestro gli afferra forte la punta del naso con due dita e stringe e stringe finché il povero allievo urla dal dolore: "Ecco - dice il Maestro - ho afferrato il vuoto ".
Un koan per definizione non ha risposta, ma forse quel saggio intendeva che in quel momento il dolore al naso aveva creato il vuoto di tutto il corpo e nella sua mente, per questo aveva potuto afferrare la sua reale essenza che si mostra appunto nel vuoto, in quel che si è: "Ah! È così".
Oggi stavo guardando il mondo, dalle pandemie alle guerre fino al disastro climatico è tale il dolore del mondo che viene voglia di "non esserci", di stare un po' fermi e assistere a quel che accade, senza opinioni e giudizi perché sono appunto legati all' "Essere". Ho spento TV, PC, cellulare e mi son messo lì come sull'onda di un respiro, niente altro, come a far finta di essere morti, cioè quando non è più possibile alcuna azione, perché ormai quel che è fatto è fatto, non si può fare altro che osservare come va.
Mi piace non esistere, nessuno che ti chiama, nessuno che ti rompe, senza alcuna identità, niente da difendere. Tutte le cose allora ti appaiono in modo diverso, persino esaltante, perché ad un certo punto, anche se in un solo istante, ci si sente parte di un mondo in armonia. D'altra parte, ho riflettuto, questo è l'obiettivo di ogni meditazione o di ogni preghiera, in fondo è cercare quel pizzico di cielo che c'è sempre oltre le nubi.
"E il naufragar mi è dolce in questo mare". Accade però che quando si sta nel vuoto più vuoto basta una scintilla, un pizzico di energia che da origine all'azione, spontaneamente, in un gesto di cuore. Gli antichi cinesi dicevano che dal Vuoto Sublime, Wu Wi, nascono lo Yin e lo Yang, il bianco e il nero che si armonizzano nel Tao. Ed è così che nasce una sinfonia, da un colpo di timpano. La musica è soprattutto fatta di silenzio. Non ci sono santi: "L'Essere e il Non essere si alternano dinamicamente in modo continuo e perenne".
Amleto si poneva un quesito non da poco, gli è diventato un dilemma senza soluzione, sappiamo come è andata a finire. Il suo errore non sta nella scelta tra i due elementi, "Essere 'o' non essere", ma nella congiunzione. Basta infatti sostituire alla lettera "o" la lettera "e" che tutto torna.
"Essere e non essere, questo è il segreto."
Morale: almeno dieci minuti al giorno di "non essere" è ottima terapia contro ogni tipo di stress.